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Firenze sceglie la pace. Un incontro all’Isolotto con il presidente del Consiglio comunale e il nuovo vescovo

Firenze sceglie la pace. Un incontro all’Isolotto con il presidente del Consiglio comunale e il nuovo vescovo

“Beati gli operatori di pace”: questo il titolo di un incontro, svoltosi il 23 aprile presso la sala polivalente la FIABA, all'Isolotto, organizzato e promosso in collaborazione fra varie realtà cittadine (Circolo 25 aprile, Comitato fiorentino fermiamo la guerra, Comunità dell'Isolotto, Donne insieme per la pace, Firenze città aperta, Parrocchia Isolotto, Associazione 11 agosto). L’incontro ha inteso ricollegarsi alla fiaccolata del 23 ottobre 2023 ideata da p. Bernardo Gianni, abate di San Miniato al Monte, cui avevano partecipato migliaia di persone e di rappresentanti di varie confessioni religiose, convinte che la pace necessiti di operatori attivi e consapevoli. Giacché, come ha scritto il biblista padre Alberto Maggi «i pacificatori sono persone che per la pace degli altri creano situazioni conflittuali, i costruttori di pace sono dei gran rompiscatole perché per la pace degli altri sono disposti a perdere la propria».

All'incontro, partecipatissimo, sono intervenuti p. Bernardo Gianni, il presidente del consiglio comunale di Firenze Luca Milani, Daniela Dacci in rappresentanza del gruppo Donne insieme per la pace, e il nuovo arcivescovo di Firenze don Gherardo Gambelli, già parroco della parrocchia della Madonna della Tosse ed ex missionario in Ciad.

Don Luca Niccheri, parroco dell'Isolotto, nella presentazione della serata ha ricordato che «dall'incontro, dal dialogo, dall'ascolto reciproco, dalla rinuncia alla sopraffazione possono scaturire idee per la pace. Spetta a tutti tenere alta l'urgenza di pace in tempi in cui sembra ci sia una grande voglia di guerra».

Nel suo intervento padre Bernardo ha, fra l'altro, osservato che «il problema che ci sovrasta è enorme e richiede una risposta corale, plenaria, intelligente, cordiale, profetica, consapevole che quello della pace è un dono che per essere custodito ha bisogno della delicatezza, del respiro, del ritmo del cuore, della concretezza e anche di un abbraccio forte perché senza questo abbraccio la pace diventa vittima della paura e della violenza e rischia di dissolversi». «Se a ottobre scorso per certi versi era necessario il silenzio, ora è più importante la parola». «C'è da ridare voce a tutto quello che nel frattempo il nostro cuore e la nostra intelligenza intendono dire contro la guerra, contro la violenza e contro un linguaggio che con le armi uccide il futuro». «Potrebbe essere una mobilitazione che in alcuni luoghi critici e significativi della città metta al centro alcune parole chiave». «Dobbiamo trovare insieme come cittadinanza, come quartieri, come comunità ecclesiale, come laicato, delle direttrici che corrispondano alla vocazione iscritta nel cuore della nostra città» come disse Giorgio La Pira nel 1954 in occasione della inaugurazione del nuovo quartiere dell'Isolotto.

Luca Milani si è soffermato sulla delibera, recentemente approvata dal Consiglio comunale, di Firenze come città operatrice di pace e solidarietà come chiese una delibera degli anni Ottanta ispirata dall’urgenza di un grande movimento pacifista che riuniva in piazza milioni di persone impaurite dalla minaccia nucleare, che oggi è più che mai presente. La delibera propone molteplici atti concreti, fra cui la costituzione di una consulta per la pace e la solidarietà, in cui siano rappresentati le associazioni, i movimenti, le realtà attivamente impegnate sui temi della pace, della nonviolenza e della solidarietà e contro ogni forma di discriminazione e cultura dell’odio.

Daniela Dacci ha esordito portando una testimonianza delle piccole cose che come gruppo di donne insieme per la pace si propongono di fare per tenere viva l’attenzione in città affidandosi alle parole che: «tra uccidere e morire c’è una terza via…vivere. Per questo facciamo di tutto per chiedere il cessate il fuoco, il disarmo, per non scegliere il ricorso alle armi come unico modo per risolvere i conflitti. Ce lo dicono le nostre sorelle e madri iraniane. Ce lo ha indicato il coraggio delle attiviste ebree e arabe che hanno osato lavorare insieme per chiedere un accordo di pace e che per questo hanno marciato e lanciato un appello accorato a tutte le donne del mondo ad unirsi per fermare la follia che vede “ogni madre ebrea, e ogni madre araba, mettere al mondo i propri figli per seppellirli e non vederli crescere e fiorire”». Ha concluso il suo intervento dicendo: «Questo è quello che, nel nostro piccolo, abbiamo fatto. Un granello, ne siamo consapevoli. Ma continueremo a fare di tutto per tenere alta l’attenzione, sperando di dare un contributo affinché si possa costruire una mobilitazione all’altezza dell’orrore a cui stiamo assistendo, ad un abisso di barbarie, a tutto il catalogo dei crimini di guerra a livelli inauditi. Non vogliamo armarci, vogliamo prenderci cura del mondo. Non c’è altra strada per noi».

Don Gherardo Gambelli ha richiamato alla necessità di fare rete, di collegare le forze perché in momenti come questi in cui sembra non si possa fare nulla si devono trovare le energie per credere che invece si possa fare tanto. Ha ricordato la recente iniziativa di alcune parrocchie fiorentine di impegnarsi ogni prima domenica del mese a celebrare la messa mettendo l'accento sulla preghiera per la pace, perché «ci sembra importante questo, la pace che si costruisce dal basso, con momenti di preghiera e di riflessione».

Sono seguiti molti interventi da parte dei presenti; a questo link è possibile vedere la registrazione dell'intero incontro.

*Foto ritagliata di 91 alex, tratta da commons wikimedia, immagine originale e licenza

 

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