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"Noi Siamo Chiesa" ricorda Marcello Vigli: «Ci lascia un'eredità difficile ma preziosa»

ROMA-ADISTA. «Ci lascia una delle figure più rappresentative e decisive di quella Chiesa “altra” che larghi settori di base del mondo cattolico italiano iniziarono a immaginare, e per quanto possibile ad inverare, a partire dalla seconda metà del secolo scorso». Così il movimento "Noi Siamo Chiesa" ricorda Marcello Vigli, morto a Roma il 2 maggio, all'età di 96 anni, i cui funerali si sono svolti ieri, enlla parrocchia di San Gaetano

«Solo lateralmente, negli anni più recenti, egli si accostò a Noi siamo Chiesa, movimento che già alla sua nascita, nell’ultimo decennio del Novecento, per diversi aspetti si nutrì di idee e programmi che, da parte sua, Marcello aveva pensato e vissuto tra e con le Comunità cristiane di base che avevano cominciato a germogliare a cavallo degli anni Sessanta e Settanta del secolo scorso. Su un tasto, in particolare, egli batté e batté (ad a ragione): in Italia, egli affermava, non è possibile costruire una Chiesa (cattolica) povera se non si mette radicalmente in questione il Concordato del 1929, ed anche quello “rinnovato” del 1984.

La sua insistenza dava fastidio a molti cattolici, pur “progressisti”, ma del tutto alieni dal misurarsi con queste esigenze ineludibili per una Chiesa dei poveri e per i poveri.

Egli ci lascia un’eredità difficile ma preziosa: l’urgenza di affermare, erga omnes, che sarebbe nefasto fare l’equivalenza Chiesa = gerarchia. Niente affatto, precisava, perché dopo il Concilio Vaticano II, dobbiamo sapere che tutti insieme facciamo la Chiesa, ciascuna persona con i suoi carismi e le sue possibilità. Insomma, traduciamo: affermare “Noi siamo Chiesa” non significa “Solo noi…”, ma “Anche noi… siamo Chiesa”. Dunque un grande, ambizioso programma che uomini come Marcello ci spronano a non disperdere o abbandonare.

La terra ti sia lieve, caro Marcello».

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